Oggi vi parlerò di buchi che abbiamo sotto le barche, ce ne sono tanti, aprirli tutti vuol dire mandare a picco nel giro di pochi minuti il nostro guscio. Nell’opera viva ci sono le prese e gli scarichi a mare, tutti sono messi in sicurezza dalle valvole di chiusura, prese x lavelli x wc x raffreddamento motore e scarico pompe di sentina, altri buchi nell’opera morta sono gli ombrinali, servono a far defluire l’acqua nel pozzetto, quando piove e per le onde che sovrastano la barca. L ‘ombrinale del gavone dell’ancora, gli ombrinali delle falchette. Un altro bel buco lo troviamo in coperta quando l’albero è passante, si chiama mastra. Gli oblò sono sulla tuga. Ora vorrei aggiungere due aperture situate nelle coffe degli antichi velieri, le coffe che sono piattaforme situate a metà degli alberi da cui ci si muove lungo i pennoni delle vele tramite i marciapiedi e i tientibene: questi buchi di passaggio si chiamano: buco del gatto o buco del codardo, del codardo perché il marinaio che si serviva di questi non si aggrappava alle sartie rovesce o rigge. Il marinaio addetto è il gabbiere. Da notare i marciapiedi sotto il pennone. Sul Vespucci l’albero maestro è alto 70 mt dalla coperta e con rollio e beccheggio, vento e mare….Il trevo maggiore (pennone) è lungo 15metri.

Anche l’occhio di cubia é un ulteriore buco da cui esce l’ancora dalle navi.
I fori di biscia in sentina, tra un madiere e l’altro sono dei buchi per portare l’acqua nel punto più basso della sentina.

Chiudo con una mia metafora: la barca in se è un buco nell’acqua… buon vento. Luciano