Prima dei moderni timoni elettronici si usavano i timoni a vento, questi erano formati da una banderuola all’altezza del pulpito di poppa e una pala in legno, che tramite demoltipliche essendo l’acqua più densa dell’aria, riduceva lo sforzo sul timone principale e correggeva la rotta senza il bisogno di stare continuamente al timone. Il grande marinaio Franco Malingri, progettista della serie Moana (barche oceaniche infatti Moana in lingua Maori significa Oceano) , fece alcune innovazioni brevettandole col nome Mustafà. Ancora oggi nelle traversate oceaniche se ne fa largamente uso. non si rompe e se succede, si può riparare facilmente.
Oggi esistono due grandi famiglie di piloti automatici, quelli alimentati in elettricità e comandati da una bussola elettronica e quelli alimentati dal vento e comandati dalla direzione del vento.
I piloti elettrici, detti piloti automatici o autopiloti, hanno il vantaggio di funzionare anche in assenza di vento, ma consumano elettricità
e quindi si usano in genere quando si va a motore. Costano meno di
quelli a vento e sono poco ingombranti.
Ma se intendete navigare a lungo a vela allora avete bisogno di un
timone a vento, altrimenti sarete obbligati a tenere acceso il motore
(o il generatore, se l’avete) per compensare il consumo di elettricità
dell’autopilota.
Il timone e vento costa di più e ingombra molto, ma non avendo
parti elettroniche ma solo meccaniche, si guasta raramente.
Infine il timone a vento risponde meglio alle variazioni di rotta.
Evidentemente l’autopilota tiene la rotta indipendentemente dal
vento, mentre il timone a vento, se il vento cambia, si mette su una
nuova rotta, conservando l’angolo al vento. Nonostante questa limitazione, quasi tutte le barche che fanno traversate oceaniche hanno un
timone a vento.
Mustafà
Franco Malingri ha progettato e prodotto un timone a vento storico,
Mustafà. Questo pilota aveva il comando con il pendolo tipo Gianoli
e un timone ausiliario, ma il servopendolo non ruotava direttamente il
timone ma un ’trimmer’ collegato al timone .
Anche in questo caso un piccolo sforzo prodotto dal servopendolo
riesce far ruotare il trimmer e che a sua volta provoca la rotazione del
timone.
Poiché il trimmer ruota ma è collegato al timone che può ruotare
a sua volta, si ottiene una rotazione del timone, similmente a quan-
to accade negli aerei dove una rotazione degli alettoni provoca uno
spostamento di tutto l’aereo.
Grazie Luciano