Ciao gruppo : oggi volevo parlare di sfortuna a bordo. Da che mondo è mondo la vita del marinaio è sempre stata perseguitata da sfortuna, paure ed eventi catastrofici. Soprattutto nell’epoca degli antichi velieri. Navigare nell’ignoto, nel mondo sconosciuto delle scoperte geografiche. Caratterizzato da mostri marini, piovre giganti, tempeste e racconti spaventosi. Quella più terribile e temibile era la maledizione dei fuochi di Sant’Elmo. Terrore vedendo alle estremità di alberi e pennoni scariche di lampi e fuochi. In realtà non sono nient’altro che scariche elettrostatiche elettroluminescenti provocate dalla ionizzazione dell’aria durante un temporale, all’interno di un forte campo elettrico, che tutt’ora possono generarsi.

Nel nostro piccolo mondo di velisti della domenica e non ci tramandiamo superstizioni e riti scaramantici, ci sono cose che, chi più chi meno si credono. Una cosa che porta sfortuna è il colore verde, mai indossare un indumento di quel colore,

Ma come mai un colore diffuso come il verde dovrebbe essere di cattivo auspicio in mare?

Come per tutte la vecchie credenze, risalire ad un’ origine certa è quasi impossibile e le ipotesi più accreditate sono due:

Secondo la prima teoria il verde porta sfortuna in barca poiché un tempo gli ufficiali di Marina che morivano, venivano bendati e portati a casa solo dopo molto tempo, quindi ammuffiti, cioè ricoperti di muffa verde. Per l’altra versione invece, questo era il colore della muffa o dell’ossido che si poteva formare sul legno o sul metallo delle navi, materiali con cui venivano costruite tutte le parti, scafo e albero incluso. Inutile spiegare quanto potesse essere rischioso scoprirne delle tracce in navigazione, magari ben lontani dalla costa.

Altra cosa non portare l’ombrello a bordo, non si deve fare.

Mai pronunciare o portare un coniglio in barca, si diceva che rosicchiando le tavole della nave la mandava a fondo è una credenza che riguarda più che altro le barche francesi. Quando le navi partivano per lunghe traversate imbarcavano una grande quantità di viveri, tra cui anche animali vivi (volatili, maiali e i famosi conigli). Il problema con i conigli è che, essendo roditori, avevano il bellissimo vizio di sgranocchiare le loro gabbie di vimini, per poi passare allo scafo e alla canapa del cordame.

Per salire in barca si mette prima il piede sinistro.

Non si deve fischiare è proibito.Fin dall’antichità era ritenuto che fischiare a bordo potesse far nascere tempeste e attirare il diavolo. Se un marinaio si metteva a fischiare, questo significava che voleva misurarsi con il vento, sfidandolo a duello.
Ma la cosa più importante è di non cambiare mai il nome alla propria barca se la si compra usata, per poterlo cambiare bisogna fare dei riti scaramantici, chi dice che durante la navigazione bisogna tornare indietro e tagliare la rotta x 7 volte, chi dice che bisogna conservare la targa con il vecchio nome nascosta in barca, altro gesto è di mettere una monetina sotto il piede d’albero, nella scassa,ma la cosa più efficace sarebbe quella di attraversare l’equatore (chi lo può fare) con una Vergine maggiorenne…questo però è più difficile!!

La bottiglia che non si rompe durante il varo :

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La tradizione di varare una nave è incredibilmente antica. Inizialmente il rito prevedeva il sacrificio di un animale, il cui sangue veniva sparso sulla prua della nave, per attirare su di essa il favore degli dei ed evitare così tempeste, avarie e mostri marini.

Nelle epoche seguenti il sangue è stato via via sostituito con il vino e, più recentemente, con lo champagne, bevanda tradizionalmente associata al buonumore e alla fortuna. Attualmente, durante il varo di una barca, il padrino o la madrina devono rompere la bottiglia di champagne a prua o sulla chiglia. È di fondamentale importanza che essa si spacchi al primo colpo, altrimenti la barca sarà costretta a subire una vita piena di sventure e disgrazie.

Nel 1986 sta per essere varata la barca italiana per la Coppa America dal nome Italia. La madrina lancia la bottiglia sul dritto di prua, ma non si rompe. Panico, ci riprova e non si rompe di nuovo. Aiutata da un marinaio viene lanciata per la terza volta e finalmente questa volta si infrange sulla prua in mille pezzi di vetro, a tal punto da ferire superficialmente la madrina.

La barca viene varata, ma la mattina dopo la ritrovano mezza affondata. Ma anche il proseguo della carriera di Italia è costellato da sfighe. Partecipa alle selezioni della Coppa America ma va malissimo e quasi tutto l’equipaggio si sbarca. Il principale sponsor, l’industriale della moda Maurizio Gucci ha gravi traversie economiche e personali, sino alla sua uccisione ad opera della sua ex moglie.

Salpare di venerdì

Le origini di questa superstizione marinara potrebbero essere da cercare nelle credenze religiose. Nella tradizione cristiana, infatti, il venerdì è spesso indicato come giorno di avvenimento di fatti nefasti (come la crocifissione di Cristo e la tentazione di Adamo ed Eva da parte del diavolo).

Secondo un altra ipotesi la credenza è legata al fatto che spesso i marinai venivano pagati di giovedì. Il giorno dopo, appunto venerdì, molto di essi si erano “bevuti” gran parte della loro paga e tornavano a bordo ubriachi, quindi partire quel giorno avrebbe significato un numero di incidenti molto alto.

Banane a bordo

superstizioni marinare

Mai portare banane a bordo! Per qualcuno è una mera superstizione marinara senza senso, per altri una regola da rispettare in ogni circostanza. Alcuni capitani, soprattutto alle isole Hawaii, arrivano persino a vietare sulle proprie imbarcazioni cibi e altri prodotti a base di banana.

L’origine di questa credenza potrebbe essere nel fatto che le banane andate a male producono gas metano, altamente tossico, oppure possono nascondere ragni o insetti velenosi. O ancora il personale di bordo potrebbe incautamente scivolare su qualche buccia.


Ultimo consiglio : in barca bisogna sempre indossare le scarpe. Allacciate.

Anche x oggi mi fermo qui.

ciao Luciano