,Ciao gruppo: terzo giorno, oggi iniziamo con bitte gallocce strozzascotte. In apparenza possono sembrare uguali: per assicurare la barca al pontile si usano le bitte d’ormeggio, le gallocce x dare volta alle drizze quando sono all’albero, nel rinvio al pozzetto si usano gli stopper, per le scotte del genoa ci sono gli strozzascotte. Si sente dire lucernario o finestra, invece di dire: passauomo o calavele, sono posti in coperta o sulla tuga. Candelieri e non candelabri. Ancora,non si deve dire calare o buttare , l’ancora si da fondo. Per tenersi in barca ci sono i tientibene, anche qui si sente dire: maniglioni, i maniglioni sono invece dei grossi grilli. Poi abbiamo: cassa e scassa, la cassa è dove alloggia la deriva mobile, mentre la scassa è dove appoggia l’albero, che può essere in coperta o in sentina quando è passante. Sui velieri muniti di sartie con scalini ( gli scalini in gergo si chiamano griselle) servono x salire in testa d’albero, il termine corretto è: andare a riva, che non significa andare a terra. Fasciame e comenti,non si chiamano doghe che sono quelle x i materassi. Il fasciame è composto dai corsi che possono essere a paro o sovrapposti detto anche a Clinker. In coperta invece sono i comenti. In entrambi i casi vengono calafatati.

Per oggi è così. Ciao (Luciano)

anche oggi ho la pretesa, nel mio piccolo, di sottolineare alcuni termini di uso comune.

come ho già scritto vado a ritoccare solo parole che involontariamente vengono distorte.

  • La barca ha dei lati, che si chiamano fiancate o murate; si sente dire spesso mure. È sbagliato, le mure sono manovre che tramite cime tirano verso prora le bugne nelle vele quadre. Da lì dipendono le precedenze in navigazione.
  • Puntale e puntello, quando l’albero non è passante è sostenuto da sottocoperta da un puntello; il puntale fa parte di una formula di progetto nella zona prodiera.
  • Nei nodi troviamo il parlato che serve anche per legare i parabordi alle draglie. Erroneamente viene definito nodo parabordo.
  • L’albero è sostenuto a prua e a poppa da 2 cavi. Si chiama strallo il cavo di prua; strallo di poppa no non è corretto, a prua strallo, a poppa paterazzo. Poi c’è lo strallo di trinchetta per la vela di trinchetto, lo stralletto invece è solo strutturale.
  • Caricabasso, serve per tenere il tangone verso il basso, mentre invece non si dice carica alto ma è l’amantiglio del tangone.

Anche oggi mi fermo qui.

Alla prossima! (Luciano)

Ciao a tutto il gruppo; vorrei precisare alcune parole della nomenclatura nautica. Premetto che non deve essere tutto oro colato quello che dirò; a mia volta ho raccolto con gli anni il materiale adatto traendolo da libri di testo, enciclopedie, riviste e ascoltato chi ne sa più di me.

yacht: ho usato la parola dall’ inglese si riferisce a tutti i tipi di imbarcazioni: può essere yacht a motore, motoryacht, yacht a vela, motorsail e anche una semplice barca a remi, barca con 2 alberi un primo errore pronunciare: bialbero, si dice un due alberi, il 2 alberi può essere uno Yawl,oppure un Ketch. differenza : Yawl la randa di mezzana è a poppavia dell’asse del timone.mentre nel ketch è a proravia dello stesso. Ora guardiamo la barca in generale, si usa spesso associarla,alla casa, all’auto ecc. porta d’ingresso no è il tambugio e nemmeno tambuccio. Si apre sollevando la ghigliottina e non la tagliola, all’interno ci sono paratie, mezzeparatie, non tramezze, il pavimento, no è il pagliolato o pagliolo, a tal proposito si sente paiolo, no! è x la polenta. i letti no: sono cuccette: doppie,singole o a castello. Dinette no è il quadrato. poi zona prodiera e zona poppiera. il bagno no!locale wc. per oggi mi fermo qui. (Luciano)

Sulle navi militari i turni di guardia scandiscono le giornate e si ripetono di giorno in giorno h24. Uno di questi turni è detto “Diana”, ma molti non sanno perchè…

VESPERO, la “stella della sera”, era il nome che gli antichi (già Pitagora) davano a VENERE quando, alla sera, si mostrava nel cielo occidentale dopo il tramonto del Sole.

LUCIFERO (dal latino ‘portatore di luce’), era invece il nome attribuito a VENERE, come “stella del mattino”, quando brillava ad Est, poco prima del sorgere del Sole, come anticipatore della luce.

Durante il periodo del Dolce Stil Novo (XIII sec.) il pianeta Venere, nella sua versione mattutina, era anche chiamato STELLA DIANA, che non si riferiva dalla dea della caccia ma al termine latino “DIES” (giorno), inteso come la “stella che annuncia il dì”.

Per questo, a bordo delle navi della Marina, il turno di guardia che va dalle 04:00 del mattino fino alle 08:00, che permette appunto di assistere all’alba, si chiama la.. “DIANA”.

Fonte: “Cieli Sereni” – Paolo Giannetti

Straulino ci pensava da giorni, a tentare un’uscita a vela. Ma si rendeva conto che aveva bisogno soprattutto del vento giusto. E la mattina della partenza, quel vento era arrivato: una tramontana secca, vento rarissimo da quelle parti, che ci consentì di issare le vele e di uscire dal Mar Piccolo in modo abbastanza facile”.C’era […]

Il Covid-19 non ferma il nostro Club che pur rispettando con dovizia le regole imposte dal distanziamento sociale si è organizzato con viaggi virtuali nella nostra fantasica penisola.

A partire da Marzo 2020, non potendosi incontrare come al solito il giovedì presso la sede di via Gramsci, il club si è organizzato aprendo una Chat WhatsApp denominata “Velisti in Quarantena”.

Animata dai soci, che scambiandosi esperienze e ricordi di veleggiate, è diventata un appuntamento fisso mattutino per assaporare quella normalità che questo Covid-19 ci ha precluso.

Dalle varie esperienze sono nati dei Post veramente entusiasmanti che hanno permesso a tutto il club di superare anche questo periodo di “ormeggio” forzato.

I Post dei “Velisti in Quarantena” sono stati raccolti in una sezione del nostro sito per poter essere condivisi con tutti.